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Oceano Atlantico: Genova (Italia) –  Fortaleza (Brasile) 11.000km in 227 giorni dal 18 settembre 2005 al 2 maggio 2006

Questa è la storia di un’avventura da record, ma anche la storia di un ragazzo di 27 anni che, con spirito indomito e tanta pazienza, rese un sogno impossibile realtà.

Il 18 settembre 2005 Alex parte da Quarto (Genova) nel tentativo ​di ​attraversare il mar Mediterraneo e l’oceano Atlantico in solitaria e in barca a remi. Questa partenza è preceduta da due tentativi falliti nel 2004, l’ultimo dei quali si conclude con un naufragio sull’isola di Formentera dopo soli 23 giorni di navigazione. Alex si salva, non riporta conseguenze gravi, ma la sua barca viene irrimediabilmente ​distrutta dall’impatto.

Nel 2005 i progressi di Alex sono piuttosto lenti per via delle condizioni difficili del mare, che lo costringeranno a 18 giorni consecutivi in cabina. Subisce numerosi capovolgimenti e, a causa di questo, molto del cibo a bordo non sarà più commestibile. Il centosessantesimo giorno di navigazione, a circa 2500 km dalla costa del Brasile, resta definitivamente senza cibo. Riesce a farsi ​rifornire da due navi di passaggio, ma due settimane dopo si trova nuovamente a fare i conti con la fame e la paura di non farcela. Rema per giorni a completo digiuno “assistito” dal suo team di terra che non gli fa mai mancare il supporto morale e, il quinto giorno,  raggiungere il piccolo arcipelago di Sao Pedro e Sao Pablo dove viene accolto da alcuni scienziati.

Riparte qualche più tardi e il 2 maggio, 227 giorni dalla partenza da Quarto, mette piede a Fortaleza (Brasile) davanti a una folla in festa.

Toccando terra in Brasile si ripromette di non mettere mai più piede su una barca a remi, ma la promessa non dura molto infatti un mese dopo il suo rientro in Italia sta già pensando alla traversata del Pacifico.

Se mollassi ora sono sicuro che in futuro mi tornerebbe la voglia di attraversare l’Atlantico. Se mollassi ora vivrei il resto della mia vita chiedendomi se avevo raggiunto il mio limite o se dentro di me c’erano energie per resistere e andare avanti ancora un giorno. La risposta non ce l’avrei mai, quindi vado avanti. Perchè è l’unica, forse la più semplice, cosa da fare.

Se la traversata dell’Atlantico fu per Alex una prova di tenacia e caparbietà, la spedizione attraverso il Pacifico fu qualche cosa di molto diverso.
Dopo 294 giorni e 3 milioni di remate, Alex si trova a fare i conti con condizioni meteorologiche molto pericolose. Il 13 dicembre, a cento chilometri da terra, Alex decide di interrompere la navigazione e attivare il sistema EPIRB.

Alex viene assistito dal rimorchiatore australiano Katea che lo accompagna in totale sicurezza a Newcastle.

Rinunciare a questo grande traguardo dopo averlo inseguito per quasi un anno gli costa molta fatica, ma al tempo stesso è una grande prova di maturità. Non mancano alcune critiche a cui Alex risponderà che “il valore di un uomo non si giudica dai suoi successi, ma dai sogni che lo animano e guidano”.

Alex​,​ ​tutt’oggi ​ricorda questa missione come il più grande successo della sua vita.

La mia navigazione è così lenta che è come se, per effetto della rotazione della terra, fosse il mare a passare sotto la mia barca