Qualche giorno fa, sul quotidiano La Stampa, Domenico Quirico scriveva di guerra e di come “nessuno insorga contro la sconcezza di un dramma con viti e incastri insensati.”
In un altro passaggio Quirico affermava che “Gli spiriti sono appannati. Come se le persone avessero davanti all’animo un vetro e si scoprisse che l’appannatura è dalla parte interna della lastra, quella che non si riuscirà a ripulire salvo entrare nella gente e cambiarla da dentro.”
Relativamente alla crisi ecologica ed ambientale credo che valga più o meno lo stesso discorso. Nonostante ormai si debba seriamente prendere in considerazione la possibilità di essere sull’orlo di qualche cambiamento sconvolgente, gli individui non sembrano cogliere – forse perché il vetro appannato non fa loro vedere bene verso dove ci stiamo muovendo? – l’urgenza di intraprendere immediatamente un’azione collettiva globale.
Ancora guidati da istinti preistorici – salvo qualche rara eccezione – che ci fanno preferire la via della minor resistenza, dell’utilità, dell’efficienza, della massimizzazione dell’interesse personale – per noi non è facile comprendere che per realizzare il miglior futuro possibile dobbiamo fermarci e cercare la soluzione dentro di noi.
Il punto di partenza è capire che il cambiamento climatico, spesso descritto come un problema ambientale, è, al contrario, un problema umano, ed è contro la nostra stessa evoluzione che dovremo eroicamente lottare.
Il secondo punto è riconoscere che gli attuali problemi globali legati all’ambiente e al clima sono problemi complessi, che richiedono il passaggio a un modo di pensare di ordine superiore. Qui ne propongo due.
“Gli spiriti sono appannati. Come se le persone avessero davanti all’animo un vetro e si scoprisse che l’appannatura è dalla parte interna della lastra, quella che non si riuscirà a ripulire salvo entrare nella gente e cambiarla da dentro.”
Domenico Quirico
Pensare in modo ecologico
Pensare in modo ecologico non ha a che fare soltanto col discutere di evidenze pertinenti alla situazione dell’ambiente, significa piuttosto pensare in modo integrato, concatenato, e soprattutto in grado di cogliere i fondamenti dell’ecologia e dei sistemi viventi. L’ecologia, infatti, dimostra come gli ecosistemi non sono solo un insieme di specie, ma anche sistemi relazionali senza confini determinati nello spazio e nel tempo.
Come esempio metaforico immaginiamoci di voler acquistare una maglietta. In chiave meccanicistica l’acquisto della maglietta implica una serie di fenomeni che possiamo osservare: ci rechiamo al negozio, interagiamo con la commessa, proviamo la maglietta, la compriamo e torniamo a casa. In chiave ecologica invece pensare all’acquisto della maglietta include le piante di cotone da cui proviene, i macchinari con cui è entrata in contatto, i disegnatori, i creativi e i sarti che l’hanno confezionata, il metodo di trasporto, il negozio in cui è stata messa in vendita, l’acquirente, il cassiere che ha gestito il pagamento, il negozio stesso, il mezzo di trasporto del cliente e la sua abitazione, i diversi luoghi, persone e cose con cui quella maglietta entrerà in contatto dall’inizio alla fine della sua vita.
Pensiero sistemico
Il pensiero sistemico è l’arte e la scienza di collegare la struttura e il funzionamento di un sistema, cioè un insieme di elementi interconnessi che formano un insieme unificato. La prospettiva del pensiero sistemico richiede che spostiamo la nostra attenzione dalle “cose” (o eventi) all’interazione tra le componenti del sistema. Si tratta di fare “un passo indietro” per cogliere gli insiemi, o più precisamente per vedere le dinamiche di cui un evento fa parte, e vedere (o intuire) i modelli causali che possono spiegare le dinamiche.
Questa è una cosa molto, molto difficile perché, ovviamente, è impossibile conoscere tutte le connessioni e interazioni che legano un organismo o un oggetto con tutto il resto, ma si può cercare di capirlo concettualizzando le sue relazioni con il mondo.
Pensare in modo sistemico richiede una serie di evoluzioni nella nostra percezione. La prima di queste evoluzioni è muoversi dall’idea di parti a quella di tutto. In qualsiasi sistema, il valore del tutto è diverso dalla somma delle singole parti, e spostando l’attenzione all’insieme possiamo cogliere meglio le connessioni tra i diversi elementi. Potremmo disegnare con minuzia di particolari un grande mammifero marino, ma solo quando lo vediamo nuotare nel suo ambiente naturale, possiamo comprendere le connessioni con i diversi elementi che compongono l’ecosistema marino.
Il secondo tipo di spostamento è quello dal focus sugli oggetti al focus sulle relazioni. Nei sistemi, le relazioni tra le singole parti sono più importanti delle parti singole. Infatti, un ecosistema non è solo un insieme di specie animali, ma include anche quello che nella teoria della complessità viene chiamata “proprietà emergente”, vale a dire la proprietà che può comparire quando un numero di entità semplici operano in un ambiente dando origine a comportamenti più complessi e non riconducibili alla somma dei propri componenti.
Man mano che affrontiamo le sfide di un mondo sempre più interconnesso, il pensiero ecologico e il pensiero sistemico offrono un percorso per comprendere ed affrontare le dinamiche più complesse. Lavorare in modo così olistico e orizzontale non sempre viene naturale, né alle organizzazioni né tantomeno agli individui, ma solo così, ripulendo da dentro la lastra appannata, potremo rinnovare quella bussola morale per salvaguardare il delicato equilibro del nostro mondo per le generazioni future.
Crediti fotografici: Foto di Jochen Muehlenbrink