Domenica 17 novembre, sono stato ospite a Torino a Casa Tennis, nel giorno conclusivo delle ATP Finals, per presentare al pubblico appassionato di tennis e di sport il mio libro sulla preparazione mentale nello sport intitolato Oltre. Non è un libro recente questo, lo scrissi nel 2018. A quella prima edizione, ne seguì una seconda, nel 2021 (l’anno dei giochi Olimpici di Tokyo in cui molti atleti – tra cui anche la tennista Naomi Osaka che aveva rivelato di aver sofferto per molti anni di una grave depressioni e forti stati d’ansia – avevano cominciato a parlare apertamente del costo di salute mentale dello sport professionistico) con una piccola ma importante integrazione/riflessione sul nostro rapporto con i limiti.
Nel mio intervento a Torino, non solo ho parlato del senso dell’esplorazione e di allenamento mentale (argomento centrale del libro), ma anche della doppia valenza di Oltre. “Oltre” può avere due declinazioni: può essere inteso come un’esortazione a volere il meglio da sé e dagli altri, a guardare oltre le proprie sicurezze, oltre gli schemi mentali negativi e depotenzianti, ad esplorare nuovi territori e nuove prospettive. In questo senso, oltre è un invito a innovare, a migliorarsi di continuo e a non accontentarsi della mediocrità.
Dall’altro lato, il voler andare oltre può trasformarsi in una ricerca ossessiva della perfezione, con ricadute costosissime in termini psicologici e sociali. Noi esseri umani, sopratutto gli atleti ma non solo loro, abbiamo un debole per la ricerca della perfezione: il tuffo perfetto, la performance perfetta, il colpo perfetto. Naturalmente, questo ha perfettamente senso: dopotutto, chi vorrebbe vedere i peggiori atleti giocare con atleti altrettanto orribili allenati dai peggiori allenatori? 😂
Nessuno!
Dopotutto, chi vorrebbe vedere i peggiori atleti giocare con atleti altrettanto orribili allenati dai peggiori allenatori?
Alex Bellini
Ma quest’enfasi sulla ricerca del colpo perfetto ci fa dimenticare che tutte le cose nella vita, incluso te ed io, sono in uno stato di flusso imperfetto.
La relazione con il mondo naturale è forse l’esempio più pressante delle conseguenze dell’ignorare i limiti. L’idea di una crescita infinita è in contrasto con le risorse finite del pianeta, eppure le economie moderne spesso operano come se questi limiti non esistessero. Nel contesto di emergenza climatica, rispettare i limiti non è solo una scelta, ma una necessità per la sopravvivenza. Il nostro rapporto con i limiti nella società moderna è un atto di equilibrio tra spingere i confini e riconoscere quando i limiti sono essenziali per il benessere, l’etica e la sostenibilità.
C’è forza nel riconoscere che andiamo bene così come siamo, c’è coraggio nel capire che ciò che abbiamo, ciò che facciamo e chi siamo possono essere sufficienti. Non significa abbandonare la crescita o il miglioramento; significa invece trovare soddisfazione in ciò che abbiamo già raggiunto, anche mentre aspiriamo ad ottenere di più. Accettare di non dover essere sempre i migliori, o costantemente impegnati a guadagnare metri verso la cima della montagna ci libera dalla paura paralizzante del fallimento. Quando ci permettiamo di essere imperfetti, diventiamo più compassionevoli verso noi stessi e gli altri, e riconosciamo che la vulnerabilità e l’imperfezione fanno parte di ciò che ci rende umani.
Ci saranno momenti in cui possiamo e dobbiamo spingerci oltre i nostri limiti, ma anche tempi in cui è necessario rallentare e ricaricarci. Un equilibrio sostenibile richiede di essere in sintonia con noi stessi, concedendoci il permesso di fare un passo indietro senza colpa. Questo equilibrio richiede di spostarsi da misure di successo esterne a misure interne, vivere secondo i propri valori e priorità, non secondo quelli imposti da una cultura che spesso equipara il valore personale alla produttività costante.
Per concludere, mentre superare i limiti può portare a innovazione e crescita, è altrettanto importante rispettare i confini che rendono le nostre vite personali, la società e il mondo naturale possibile. La chiave potrebbe risiedere in un’espansione consapevole: spostare i limiti quando è necessario o possibile, ma far nostra anche la moderazione e imparare a trovare la bellezza al di qua (dei limiti).
Vi auguro buona giornata.